Archivi del mese: giugno 2012

CIPAS™ giancarlopastore membro AEHT

COMUNICATO STAMPA

PRESS RELEASE

Con infinito piacere Giancarlo Pastore amministratore CIPAS ™  Società di Alta consulenza Manageriale Formativa alberghiera

comunica

l’adesione in AEHT

L’AEHT è un’associazione internazionale non-governativa (ONG) godono dello status consultivo presso il Consiglio d’Europa.

L’obiettivo primario dell’associazione è quello di promuovere una prospettiva europea tra le scuole alberghiere e del turismo

fornendo un mezzo di comunicazione tra European Hotel e Scuole Turismo
rendendo più ampiamente conosciuto le informazioni circa l’educazione ospitalità in altri paesi
favorendo gli scambi di studenti e docenti
creando legami più stretti tra le scuole e le imprese
da metodi di insegnamento e materiali, mettendo in comune conoscenze e competenze
Una delle caratteristiche distintive del AEHT è che include nelle sue attività tutte le parti del sistema educativo, non solo direttori di scuole, ma anche insegnanti e studenti. Una vasta gamma di eventi è organizzato per soddisfare le esigenze di tutti questi gruppi.

L’AEHT è gestito da un comitato esecutivo (‘Comité Directeur’ in francese) composta da un rappresentante di ciascuno dei paesi membri; l’appartenenza elegge un presidente e dei vicepresidenti. Il Segretario Generale ed il Tesoriere sono nominati ai loro posti. Il Presidente, Vice-Presidenti, Segretario Generale e Tesoriere costituiscono il Comitato Direttivo (‘Bureau’ in francese). L’Associazione ha lo statuto e le Regole della Casa definire i ruoli dei membri del Comitato Direttivo e del Comitato esecutivo. I verbali delle riunioni del Comitato esecutivo sono disponibili per tutti i membri dell’Associazione.

L’Associazione è stata creata nel 1988 su iniziativa di Jean-Paul Bernard e Martin Bruder, direttore ed il vicedirettore rispettivamente del Strasbourg-Illkirch Hotel e Scuola per il Turismo, in Francia.

Al momento della sua fondazione, nel 1988 il AEHT consisteva in 24 scuole di 16 paesi europei. Nel corso degli anni è cresciuta notevolmente, e ora ha una adesione di circa 430, con un rappresentante AEHT nazionale in 44 paesi europei .

TAPPE EVOLUTIVE DEL GRUPPO IN HOTEL by giancarlopastore

LE TAPPE EVOLUTIVE DEL GRUPPO IN HOTEL

DIDATTICA PER ALIEVI  CIPAS™

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GRUPPO NASCENTE

Questo primo stadio è caratterizzato da ben definite modalità di relazione. L’interazione tra i componenti del gruppo è caratterizzata da una forte tendenza alla competizione, dal forte individualismo, dalla creazione di piccoli gruppi e da un scarso senso di appartenenza. Queste premesse sono il punto di partenza di possibili patologie come: designare un capro espiatorio, esterno o interno, un’incontrollata lotta per essere il migliore. Il relatore è vissuto con sentimenti di ambivalenza. Su di lui sono proiettati contemporaneamente sentimenti di affetto e aggressività. Una strategia di gestione efficace di questa prima fase può essere quella indicativa e propositiva. Il relatore deve pianificare subito gli obiettivi da raggiungere e indicare la meta finale, cioè dove si vuole arrivare. Sarà inoltre opportuno illustrare chiaramente le modalità e i mezzi da impiegare per raggiungere la meta e come fare per arrivarci.

GRUPPO IN VIA DI MATURAZIONE

Le modalità di relazione all’interno del sistema gruppo sono caratterizzate dall’inizio da scambio di informazioni tra i componenti. Comincia a nascere il desiderio di coesione, il gruppo comincia ad auto percepirsi come tale e iniziano a definirsi spontaneamente, secondo le rispettive specifiche competenze, i ruoli operativi. Il relatore adesso viene riconosciuto come unità facente parte del gruppo. Nei suoi confronti comincia a prevalere il rapporto professionale su quello affettivo. Riconosciuto il relatore come capo, qualcuno può sentire il bisogno di essere identificato come “il capo in seconda”, cioè la figura più importante e carismatica dopo il leader. Se il carisma e la competenza del relatore sono messi in crisi, viene immediatamente messa in discussione la leadership attuale. Il relatore deve definire, prima di incorrere nei rischi appena visti, gli obiettivi aziendali, gli obiettivi del gruppo e quelli del singolo componente. Nel primo stadio il relatore deve dimostrare una leadership carismatica, indicando la meta finale e il modo di raggiungerla con pro positività. Nel secondo stadio è utile che il relatore rivesta una leadership integratrice delle risorse professionali e umane dei componenti del gruppo, creando senso di unità e responsabilizzazione delle parti interessate al raggiungimento delle mete.

 GRUPPO MATURO

Come prima caratteristica positiva si nota il crearsi strutturato e organizzato in modo consensuale dei compiti e delle mansioni. Nasce una forte coesione armonicamente gestita, senza dipendenza verso uno o l’altro partecipante al progetto operativo. Si crea in modo funzionale e spontaneo un’alternanza nel ruolo di co-leader, cioè a seconda delle competenze specifiche ognuno si assume il ruolo guida. Le modalità di relazione verso il relatore saranno di collaborazione serena e produttiva. Anche se in questa fase il gruppo funziona in modo efficace, possono essere sempre in agguato patologie che possono alterare l’armonia e la produttività. Le patologie più a rischio sono la sindrome di “appagamento” e la carenza di nuovi stimoli. La sindrome di appagamento interviene nel momento in cui gli obiettivi raggiunti hanno pienamente soddisfatto le aspettative del gruppo, che comincia a perdere motivazione, a produrre qualcosa di nuovo e a ridurre la capacità creativa, mortificando l’invenzione. La carenza di nuovi stimoli interviene quando il lavoro entra in una fase di ripetitività e di stallo. La competenza per settori e il ruolo di co-leader dei componenti del gruppo, tanto produttiva, quando diventa esasperata conduce alla formazione di nicchie di potere, che possono rappresentare la regressione del gruppo.

Digressione

OMNIA MUNDA MUNDIS; COINQUINATIS AUTEM ET INFIDELIBUS NIHIL MUNDUM, SED INQUINATAE SUNT EORUM ET MENS ET CONSCIENTIA. Tutto è puro per i puri; ma niente è puro per i contaminati e glI increduli, perché hanno contaminata l’intelligenza e la coscienza.

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DESIDERIO E IDENTIFICAZIONE by giancarlopastore

DINAMICHE DELL’AFFETTIVITA’ NEL GRUPPO

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DESIDERIO E IDENTIFICAZIONE

È da tenere in giusto conto il ruolo dell’affettività. I rapporti tra le persone, lo si voglia o no, sono regolati dall’affettività. Per affettività si intende qualcosa che interessa le sfere profonde dell’essere. Secondo il pensiero freudiano vi sono due dinamiche simmetriche che regolano l’affettività. Nelle relazioni dobbiamo fare i conti con il desiderio e l’identificazione. L’identificazione è il meccanismo psicologico che ci induce ad amare chi è come noi vorremmo essere.

Ne scaturisce l’identità di farci credere di essere la persona che ci piace.

 Il desiderio è orientato al possesso di ciò che si ama, mentre nell’identificazione vogliamo essere la persona diletta.

Nel desiderio vogliamo avere la persona amata.

L’individuo nella funzione di leader diventa oggetto di desiderio e identificazione.

Tra gli elementi che uniscono i membri di un gruppo c’è anche la comune affezione per il capo.

 La psicoanalisi circa l’affettività della collettività, ha posto l’accento sulla bivalenza dei sentimenti, cioè sul fatto che la stessa persona, capo gerarchico o carismatico può essere vissuto come buono o cattivo.

Questa situazione può essere la ripetizione di una bivalenza vissuta dal bimbo nei confronti della madre.

Il bambino sviluppa per la madre sentimenti di amore per le cure che ella prodiga e contemporaneamente odio per la privazione di queste cure in cui si viene a trovare.

Le stesse braccia che lo cullano amorevolmente lo abbandonano poi nella culla da solo.

Lo studioso D.Anzieu ha postulato una correlazione e un parallelismo tra il gruppo e il sogno, nel senso che, nello stesso modo in cui nel sogno soddisfiamo i nostri desideri rimasti inappagati nella vita quotidiana, così trasferiamo nel gruppo insoddisfazioni del vivere.

Il gruppo diventa un momento di compensazione di carenze vissute nel quotidiano vivere.

Un esempio di ciò lo troviamo nella costituzione di club o associazioni.

I capi di questi collettivi a volte sono persone che hanno potere nella loro professione di leader del raggruppamento.

Spesso, nella realtà lavorativa quotidiana non hanno avuto la possibilità di realizzarsi secondo le loro aspirazioni (meccanismo compensatorio).

FORMAZIONE DEL CAPRO ESPIATORIO.

 Un meccanismo molto importante che agisce all’interno dei gruppi è quello della formazione del capro espiatorio.

Il capro espiatorio ha una funzione di equilibrio molto delicata, che spesso mantiene come un collante i legami del gruppo.

Ciò che porta a questa dinamica è la coalizione di alcune persone nei confronti di un singolo individuo che diventa suo malgrado lo schermo sul quale vengono proiettate e scaricate tutte le aggressività, tutti i dissapori e i rancori presenti nel gruppo. Il capro espiatorio designato, a questo punto, ha poche possibilità di sottrarsi al proprio ruolo poiché egli è funzionale alla sopravvivenza del gruppo stesso. Il capro espiatorio diventa il “contenitore ecologico” delle tensioni. I conflitti latenti all’interno di un gruppo possono essere allontanati grazie al capro espiatorio. In pratica, una volta che il capro espiatorio è stato individuato, i componenti del gruppo metteranno in atto una serie di comportamenti contro di lui e continueranno a mantenerli perché è utile e vitale per la loro unità. Possiamo riconoscere due modalità di creazione del capro espiatorio

Capro espiatorio interno al gruppo. Nelle dinamiche patologiche che rovinano l’armonia di un gruppo e lo inducono a designare un capro espiatorio si possono identificare tre fasi. Prima fase: nel gruppo nascono le prime tensioni tuttavia il senso di unità resiste finché le forme di aggressività tra i membri non vengono manifestate. Seconda fase: comincia a crearsi una sorta di frattura invisibile. Le tensioni cominciano a non essere più governate, le prime forme di aggressività si manifestano. La manifestazione dell’aggressività è convogliata su una sola persona sulla quale vengono fatte ricadere tutte le responsabilità. Terza fase: la vittima è stata designata, al malcapitato non restano che due alternative. La prima è rifiutare il tipo di relazione cui è stato sottoposto e uscire dal gruppo. Il gruppo a questo punto entrerà in crisi perché non ha più l’elemento di coesione. L’altra possibilità per il designato è di accettare le regole del gioco. Questa soluzione è di fatto patologica perché l’equilibrio che ne deriva è comunque precario. Il relatore dovrà ristabilire un armonia più sana e ecologica proponendo soluzioni che tengano conto dei bisogni e dei valori dei componenti del sistema gruppo.

Capro espiatorio esterno al gruppo o nemico esterno. Nella dinamica del capro espiatorio esterno al gruppo la persona designata è esterna al gruppo stesso. Nell’ambito della realtà lavorativa se la concorrenza ha avuto più successo l’orgoglio professionale è ferito e diventa necessario correre ai ripari unendo le risorse e le capacità per recuperare la credibilità persa. Il gruppo si riconosce come unità avente lo stesso obiettivo da raggiungere. Si scordano i vecchi dissapori e nasce una nuova solidarietà, una nuova forza produttiva. Qualsiasi dissenso interno viene attribuito al capro espiatorio esterno, se qualcosa non funziona non è colpa del gruppo, che si sente unito, ma del nemico esterno che crea ostacoli e difficoltà, magari lavorando con scarsa etica professionale. Sul breve periodo questa dinamica è sicuramente produttiva. Una volta raggiunta la vittoria, però, si perde il punto di unione e di riferimento collettivo. A questo punto o si trova un altro nemico esterno o l’aggressività si ritorce ancora sul gruppo e porta alla formazione del capro espiatorio interno. Una volta di più ci rendiamo conto di come possa essere precaria la gestione di un gruppo di persone che si basa e va leva sulla dinamica del capro espiatorio e come la dipendenza da questo meccanismo sia deleteria.